Pigy
- 14/07/2015 12:10:00
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Semplice e perfetta nella sua completezza. Si fa notare la simmetria della costruzione metrica: un distico di quinari seguito da un settenario etc. 5+5+7+5+5+7+5+5. «questo stare/ come una cosa nuda» ricorda vagamente un sentimento ungarettiano, ma qui è un paesaggio marino che scivola, sfuma, annotta, respira. Tutto è indistinto e invisibile è il gesto stesso del respirare, che fa della marina, con l’infinito volgersi dell’onda, un’elegante parafrasi di noi stessi, percepiti quali parte di un tutto, un tutto che pulsa, respira, come cosa vivente. Sentirsi partecipi della natura è ricongiungersi all’Uno, all’unità primigenia delle cose. Anche la rima “grammaticale” dei due verbi all’infinito (sapientemente spezzata dal “mare” sostantivo), non so fino a che punto voluta, o più plausibilmente “capitata”, come capitano le rose a primavera, è un dettaglio di grande eleganza che aggiunge un delizioso “colore” di suono all’insieme.
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